Salve a tutti,
mi chiamo Marco e da un paio di anni, all'età di 40, non potendo più sopportare il mio pessimo stato fisico, sono tornato in palestra avvicinandomi allo splendido sport del powerlifting (ovviamente a livello pippa ma con il massimo della buona volontà).
Non sto a raccontare a voi l'importanza che a livello fisico e, soprattutto, mentale ha rappresentato questo "avvicinamento" ma purtroppo sono invece a chiedere suggerimenti su un problema che è venuto fuori.
La vicenda inizia questa estate quando, risalendo sul gommone dall'acqua e volendo dare dimostrazione di grande forza atletica (sigh....), mi sono fatto male alla spalla; dalla mattina dopo ho sentito un dolore diffuso in tutta la spalla ma lo stesso è passato dopo pochi giorni e non ha limitato i miei allenamenti fino a dicembre scorso quando, anche a seguito di un allenamento probabilmente tirato troppo al limite (ovviamente per le mie ridotte capacità) di panca piana, ho riniziato a sentire lo stesso dolore in maniera però progressivamente più intensa.
Ho compreso subito che probabilmente avevo un problema alla cuffia dei rotatori ma, da bravo cretino e anche perché il dolore non era poi così eccessivo, ho resistito per un paio di mesi, magari evitando giusto di fare la panca. Ovviamente il dolore non è passato, al limite si è un po ridotto, e stamattina ho finalmente deciso di andare a farmi visitare scegliendo fra l'altro la clinica più famosa di Roma (per intenderci quella dove i calciatori vanno a farsi rimettere a posto da tutta italia) e ho preso appuntamento con il medico "specializzato in spalle".
Vi racconto tutto questo non tanto per farmi compatire ma in quanto sono reduce da una visita che mi ha destato grosse perplessità...
In sintesi il medico mi ha visitato e riscontrato effettivamente problemi di tendinotapia al sottospinato e fatto fare delle analisi radiografiche che hanno evidenziato essenzialmente una "lesione distrattiva intratendinea del sottoscapolare + tendinotapia del sovraspinoso per piccole calcificazioni" (per i "cultori della materia" in fondo metto il referto in maniera estesa); mi ha prescritto l'utilizzo di ghiaccio per 20' x sera e fatto fissare 3 sedute fisioterapiche a settimana.
Fin qui nulla di male, anche se aveva un atteggiamento molto sbrigativo, ma quello che mi ha "sconvolto" è stata la sua enunciazione che era ovvio che mi facessi male perchè chiunque utilizza pesi liberi, perdipiù con ripetizioni complete, è destinato a rovinarsi le spalle... la sua ricetta è quella di smettere, per sempre, ogni attività con i pesi o al limite effettuare gli stessi ma solo alla multipower (!!!!) in quanto l'unico modo veramente sicuro di utilizzare pesi (!!!!!). Ho provato a spiegargli che in realtà dovrebbe essere vero il contrario (sono i pesi liberi che, se effettuati con la giusta tecnica, sono sicuri mentre è la multipower ad essere "pericolosa") ma lui, con supponenza, a chiuso la discussione rienunciando la teoria che tutti quelli che "sollevano pesi liberi" sono destinati a rovinarsi (fra l'altro gli avevo ben spiegato che mi ero fatto male in acqua....)
A questo punto sia per capire meglio cosa ho sia, soprattutto, per capire se, quando e come posso riallenarmi vorrei avere, se possibile, suggerimenti di qualche medico bravo a Roma e che magari non sia portato a considerare chiunque fa pesi un idiota autolesionista.
ciao
Marco
ps ecco la diagnosi degli esami radiologici
RM: "conclusioni: fissurazione del cercine glenoideo anteriore, incongruenza articolare con deflessione e lesione distrattiva intratendinea del sottoscapolare. Tendinotapia del sovraspinoso all'inserzione per piccole calcificazioni con discontinuità del profilo bursale e modica distensione della borsa subacromion deltoidea nel contesto di un impingement syndrome"
RX: "l'indagine radiografica non evidenzia significativa alterazione morfostrutturale con sclerosi addensante del trochite omerale, rarefazione ossea subcondrale a livello del trochite con assiate tenui immagini ed iniziale metaplasia ossicalcifica a corona, la più grande di9.4 mm. Minima irregolarità del margine inferiore della testa omerale sul versante della glena. Conservata in ampiezza la distanza acromion omerale"